“Nel mio staff preferisco avere chi ha fallito. Perché noi domani cadremo. E solo così avrò l’aiuto di chi è già caduto”. Dietro di sé Jago ha un blocco di marmo alto vari metri, pesante 26 tonnellate. Lì, la sua prossima opera. “Amo lavorare da solo. Se pensi invece a Bernini o a Canova avevano a disposizione centinaia di operai”.
StartupItalia ha intervistato uno degli artisti e scultori italiani più apprezzati e famosi. Un mestiere antico che Jago ha scelto di non confinare all’offline. Parte del suo successo è grazie ai social, alle prime condivisioni su Facebook e prosegue oggi con i video su Tik Tok.
“L’arte è espressione di libertà: se mi fossi comportato diversamente non avrei la libertà di oggi. Ho una azienda che si occupa di progettazione, di rapporto con i clienti, di comunicazione e di marketing. L’artista che si immagina in una prospettiva internazionale deve ragionare come imprenditore. Non faccio qualcosa di diverso da altre aziende: produco, condivido valori e creo opportunità lavorative”.
“Napoli è il luogo della creatività. La piattaforma che rende tutto possibile. Dal tessile al cinema, in molti si sono spostati qua. Non mi sembra strano perché nella sua magnifica molteplicità di luci e ombre questa città è un facilitatore per la creatività. E non solo per lo scultore, ma anche per il medico e il cuoco. Chiunque sia creativo ha il dovere dell’arte. E sottolineo un’altra cosa: le aziende dovrebbero mettere creativi e filosofi nei propri staff. Perché sono una risorsa, sono pensiero”.