Un gruppo di ambientalisti si ritrova, nuovamente, nell’occhio del ciclone dei media. Questi ultimi, nei giorni scorsi, a Milano hanno bloccato viale Fulvio Testi.

È ormai risaputo il modo con il quale approcciano alcuni ambientalisti : sit in nelle autostrade, monumenti imbrattati di vernice lavabile e interventi televisivi poco chiari. Tutto questo al fine di attirare la gente sul cambiamento climatico.

Questa volta è successo a Milano, dove sei donne -tra cui una di 72 anni- hanno attuato un blitz nella strada. Le sei manifestanti hanno subito vari insulti da parte degli automobilisti che, trovandosi bloccati nel traffico, hanno reagito in maniera molto irruenta sfoggiando i peggiori insulti nei loro confronti.

La manifestazione è durata all’incirca un quarto d’ora, poiché intervenute le forze dell’ordine che, successivamente, hanno portato le donne in caserma.

“Penso che sia un dovere delle persone della mia età assumersi le proprie responsabilità. Sta accadendo qualcosa di spaventoso”. Replica Carmen, la settantaduenne.

Sicuramente quello dell’ambiente è un problema attuale e concreto ma, forse, non si sta proseguendo verso la via giusta, verso i metodi consoni e, soprattutto, non si stanno seguendo gli esempi giusti.

Un gruppo di ambientalisti si ritrova, nuovamente, nell’occhio del ciclone dei media. Questi ultimi, nei giorni scorsi, a Milano hanno bloccato viale Fulvio Testi.

È ormai risaputo il modo con il quale approcciano alcuni ambientalisti : sit in nelle autostrade, monumenti imbrattati di vernice lavabile e interventi televisivi poco chiari. Tutto questo al fine di attirare la gente sul cambiamento climatico.

Questa volta è successo a Milano, dove sei donne -tra cui una di 72 anni- hanno attuato un blitz nella strada. Le sei manifestanti hanno subito vari insulti da parte degli automobilisti che, trovandosi bloccati nel traffico, hanno reagito in maniera molto irruenta sfoggiando i peggiori insulti nei loro confronti.

La manifestazione è durata all’incirca un quarto d’ora, poiché intervenute le forze dell’ordine che, successivamente, hanno portato le donne in caserma.

“Penso che sia un dovere delle persone della mia età assumersi le proprie responsabilità. Sta accadendo qualcosa di spaventoso”. Replica Carmen, la settantaduenne.

Sicuramente quello dell’ambiente è un problema attuale e concreto ma, forse, non si sta proseguendo verso la via giusta, verso i metodi consoni e, soprattutto, non si stanno seguendo gli esempi giusti.

Surriscaldamento di iPhone 15, Apple risolve il problema con l’aggiornamento

Dopo qualche giorno dalla disponibilità sul mercato degli iPhone 15, sono state riportate alcune segnalazioni da parte degli utenti, evidenziando un problema: i modelli top di gamma, iPhone 15 Pro e 15 Pro Max, potevano emettere un calore eccessivo in corrispondenza del processore sul retro.

Apple ha prontamente preso atto di questa problematica e ha rilasciato un aggiornamento per risolvere il problema del surriscaldamento degli iPhone 15 Pro e 15 Pro Max. L’aggiornamento di iOS 17.0.3  “fornisce importanti correzioni di bug, aggiornamenti di sicurezza e risolve un problema che poteva far sì che l’iPhone si surriscaldasse più del previsto”.

L’azienda aveva attribuito, almeno parzialmente, il problema dell’emissione di calore ad un bug del sistema operativo che, insieme alle richieste energetiche di alcune app in esecuzione costante, finiva con alzare troppo la temperatura del telefono. Il colosso tecnologico, infatti, ha collaborato con gli sviluppatori di tali app, tra cui Uber, Instagram e il videogame Asphalt 9, per porre un freno alla questione. Gli iPhone 15 Pro e Pro Max dovrebbero aggiornarsi in autonomia ma se così non fosse si può controllare la presenza dell’aggiornamento andando su Impostazioni > Generali > Informazioni > Aggiornamento software.

Nei giorni scorsi, l’analista Ming-Chi Kuo aveva affermato che il surriscaldamento era probabilmente causato da “criticità nella progettazione del sistema termico” degli iPhone, prevedendo un abbassamento delle prestazioni da parte di Apple. Dal canto suo, l’azienda ha ribadito che la questione è puramente legata al software, escludendo qualsiasi altra motivazione.

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